COSA SAPPIAMO DELLA FIBROMIALGIA?
La fibromialgia (che per comodità nelle prossime righe accorceremo con la sigla FM) è una sindrome caratterizzata da dolore cronico diffuso, spesso accompagnato da altri disturbi e disagi di natura fisica, psicologica e cognitiva.
Tra i disturbi che possono affiancare il dolore persistente i più frequenti sono:
astenia (sensazione di stanchezza cronica, mancanza di energia), difficoltà di concentrazione, problemi di memoria a breve termine, difficoltà nel prestare attenzione, sensazione di annebbiamento mentale (brain fog), disturbi del sonno, umore depresso, disturbi gastrointestinali, precoce affaticamento durante lo svolgimento di attività motorie, ipersensibilità ai rumori, agli odori, al tocco e svariati altri sintomi.
I dati attualmente in nostro possesso ci dicono che in Italia ne è affetto circa il 3,6 % della popolazione, con una netta prevalenza tra le donne.
La patogenesi, ovvero la causa scatenante la patologia, è ancora sconosciuta e la mancanza di biomarkers specifici ne rende difficile e talora incerta la diagnosi.
IL DOLORE INVISIBILE: LA CARATTERISTICA DEL DOLORE FIBROMIALGICO
La fibromialgia appartiene all’insieme delle cosiddette “malattie invisibili”, poiché il dolore che la caratterizza non è accompagnato da un danno tissutale evidente e oggettivamente dimostrabile.
Questo tipo di dolore, al quale non corrisponde appunto un danno visibile, viene definito “nociplastico” e si differenzia in modo netto dal dolore nocicettivo (accompagnato da un evidente danno tissutale che attiva i recettori del dolore) e dal dolore neuropatico (causato invece da un danno ad un nervo in un qualsiasi punto del suo decorso).
Ma se non ci sono danni tessutali, da dove origina il dolore nella fibromialgia?
Stando agli studi più recenti, sembra che il dolore sia dovuto ad un’alterazione delle vie neurali che controllano la trasmissione del dolore nel sistema nervoso centrale.
Queste reti neurali si alterano in modo tale da aumentare la sensibilità del sistema di controllo del dolore, per cui anche per stimoli molto bassi o addirittura non presenti il sistema si attiva e si accendono le vie neurali di percezione del dolore.
Si parla infatti di IPERALGESIA (ovvero percezione di un’ intensità di dolore eccessiva in relazione allo stimolo doloroso) e di ALLODINIA (ovvero percezione di dolore anche in assenza di uno stimolo).
E’ un po’ come se il sistema di allarme di casa nostra fosse tarato male e la sirena iniziasse a suonare anche solo per il passaggio di un piccolo insetto o per un soffio vento.
In questo caso il sistema di allarme entra in funzione anche per stimoli che abitualmente dovrebbero essere sotto soglia e che pertanto non dovrebbero innescare l’avvio della sirena.
Si rende quindi necessario ristabilire l’equilibrio del nostro sistema di allarme interno (ricordiamoci che la percezione di dolore è sempre un meccanismo di allarme che il corpo mette in atto per difenderci e garantirci la sopravvivenza) e vedremo nei prossimi paragrafi quali strumenti possiamo avere a nostra disposizione per raggiungere questo obiettivo.
QUALI SONO LE CAUSE DELLA FM?
L’eziologia e la patogenesi (ossia le cause ed i meccanismi di insorgenza) della FM sono ancora un enigma per la medicina, che fino ad oggi è stata in grado di formulare sono alcune ipotesi.
Sicuramente si tratta di un disordine multifattoriale che può essere scatenato da diversi stimoli fisici ed emozionali.
Il fatto che le donne siano di gran lunga più colpite degli uomini permette di ipotizzare che i cambiamenti neuroendocrini legati al ciclo riproduttivo femminile giochino un ruolo fondamentale nella patogenesi di questa sindrome.
Si è visto infatti che l’esordio o il peggioramento della malattia sono frequenti nella fase luteale o mestruale del ciclo, nel terzo trimestre di gravidanza, nel post partum ed in menopausa.
Un altro fattore rilevante nell’ esordio della FM è sicuramente lo stress.
I fattori psicologici e gli eventi stressanti, sia in età adulta che durante i primi anni di vita (traumi, abusi, abbandono) svolgono un ruolo fisiopatologico riconosciuto.
Si è notata anche una frequente associazione tra FM e depressione, ansia, stress post traumatico. La presenza di questi disturbi dell’umore innesca un circolo vizioso a causa del quale la percezione del dolore viene ulteriormente esacerbata, provocando disagi che inevitabilmente vanno a peggiorare la qualità di vita e quindi i disturbi dell’umore.
Ricordiamo inoltre che l’elevata presenza di sindromi autoimmuni nei pazienti affetti da FM potrebbe essere correlata con l’ infiammazione sistemica e la disregolazione immunitaria indotta dallo stress.

QUALI TERAPIE INTEGRATE SONO UTILI PER LA GESTIONE DELLA FM?
In questa sede non intendo entrare nel dettaglio della terapia farmacologica, poiché è di pura competenza medica.
Mi piace invece considerare un approccio integrato alla gestione della FM, ovvero un approccio che preveda di affiancare alla terapia farmacologica prescritta dal medico, tutti quegli accorgimenti che, in sinergia, aiutano la persona a sentirsi più forte nella gestione del suo problema, permettendole di affrontare la quotidianità con maggiore sicurezza ed ottimismo, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e poter vivere una vita gratificante ed appagante.
Vediamo di seguito quali sono questi strumenti :
- SCELTA ACCURATA DEL CIBO CON CUI NUTRIAMO IL CORPO
Ricordiamoci che il cibo che decidiamo di mettere nel piatto è la nostra prima medicina e la nostra fonte energetica. Il cibo non deve servire solo per sfamarci, ma prima di tutto è lo strumento per costruire e mantenere il nostro benessere.

Ci sono alimenti che abbassano l’infiammazione e che aiutano a ridurre la percezione del dolore, alimenti che hanno un effetto opposto.
Il cibo è fatto di molecole chimiche, e le molecole chimiche scorrono nel sangue, trasportano segnali alle cellule ed ai nostri neuroni, influendo enormemente sullo stato infiammatorio dell’ organismo e sulla regolazione dei meccanismi di elaborazione del dolore.
- LE TERAPIE CORPOREE
La letteratura scientifica ci sta mostrando sempre più come gli approcci corporei possano svolgere un importante ruolo nel migliorare la salute e la qualità di vita nelle persone affette da fibromialgia. La spiegazione di questa efficacia può essere duplice:
- in primo luogo, queste terapie possono agire sul riequilibrio del sistema nervoso autonomo (ossia quella parte del nostro sistema nervoso che, in completa autonomia, regola le nostre funzioni vitali e ci mantiene in salute), bilanciando l’attivazione della branca che ci mantiene attivi e pronti all’azione con quella che permette il rilassamento fisico, il recupero mentale e la riparazione del corpo;
Inoltre l’approccio fisico può aiutare a mantenere l’efficienza del sistema linfatico che sappiamo avere un ruolo molto importante nell’equilibrio del sistema immunitario e nell’infiammazione.
- Il secondo motivo per cui le terapie corporee possono rivelarsi di grande utilità nelle persone affette da FM consiste nel fatto che l’approccio corporeo implica la presenza di stimolazioni tattili che aiutano il ricevente ad attribuire un nuovo significato alle sensazioni che avverte nel corpo, destrutturando e superando la falsa credenza e la previsione che ogni sensazione che il corpo ci fornisce sia una sensazione spiacevole, che crea disagio se non dolore.
Si riscopre così che il proprio corpo può anche essere fonte di piacere, si destrutturano le vecchie convinzioni e si ristabilisce una nuova esperienza fisica ed emotiva, permettendo di tornare a vivere il corpo come sorgente di piacere.
In caso di dolore persistente è infatti essenziale non concentrarsi troppo sulla riduzione del dolore, quanto piuttosto sullo sperimentare il piacere, tornare a viverlo e sentirlo.
A conferma di questo, sono stati effettuati studi che hanno dimostrato che una persona fibromialgica si sente meglio quando svolge un’attività fisica che la gratifica e le dà soddisfazione, piuttosto ad un’altra attività fisica ritenuta oggettivamente più indicata e corretta ma non gradita alla persona.
Premesso che la ricerca sugli effetti delle terapie manuali sulla fibromialgia deve ancora crescere e migliorare di qualità, una prima meta analisi sull’utilità delle terapie manuali per il trattamento della FM risale al 2015 ed evidenzia che le tecniche che più hanno fornito benefici ai pazienti sono il rilascio miofasciale, il massaggio connettivale ed il drenaggio linfatico manuale.
Gli effetti positivi riscontrati con maggiore frequenza sono stati la riduzione del dolore, della rigidità, della fatica, dell’ansia e della depressione, con un generale miglioramento della qualità di vita.
- ATTIVITA’ FISICA MODERATA E PRATICHE DI CONSAPEVOLEZZA CORPOREA COME GINNASTICA POSTURALE, YOGA, TAIJI
E’ importante ricordare, come accennato poche righe sopra, che è fondamentale un approccio personalizzato alla scelta del tipo di attività fisica ed alla sua intensità, in base ai sintomi che si vogliono trattare ed alle preferenze individuali.
E’ fondamentale che l’attività scelta doni benessere, gratificazione e soddisfazione.
- TECNICHE DI CONSAPEVOLEZZA RESPIRATORIA, TECNICHE DI RILASSAMENTO PROGRESSIVO
- EXPLAIN PAIN
Per la mia esperienza è estremamente utile che il paziente affetto da FM sia adeguatamente istruito su cos’è il dolore, che funzione ha nel nostro corpo, quali sono i meccanismi che lo regolano e quali sono quindi gli strumenti a sua disposizione per imparare a gestire il dolore senza dover soccombere ad esso.
Questa tecnica di istruzione ed educazione del paziente al dolore viene definita “Explain Pain” ed io la consiglio vivamente accanto a tutti i rimedi integrati che abbiamo visto sopra, perché rende il paziente protagonista attivo del suo cammino verso la guarigione, conferendogli potere nei confronti dei sintomi.
- Ultima in ordine di menzione ma non di importanza è la PSICOTERAPIA, che si può rivelare molto utile per portare il paziente a nuove consapevolezze su se stesso che lo potranno aiutare a vivere meglio la propria quotidianità.
CONCLUSIONE
Per concludere, ci tengo molto ad offrire a coloro che hanno ricevuto la diagnosi di FM una cornice un po’ diversa da quella in cui abitualmente si va ad inserire questa sindrome.
La fibromialgia, allo stato di conoscenze attuali, non è una patologia caratterizzata da un danno d’organo o di tessuto, bensì è una sindrome funzionale, caratterizzata cioè da un alterato svolgimento di alcune funzioni corporee, quale in primis quella di elaborazione della percezione del dolore.
Fortunatamente, questo implica che il nostro stile di vita, le nostre scelte alimentari, i pensieri che decidiamo di nutrire, il linguaggio con cui parliamo a noi stessi e agli altri, l’attività fisica a cui ci dedichiamo e le cure corporee che decidiamo di donarci possono influenzare profondamente l’intensità della sintomatologia.
Questa consapevolezza apre le porte ad una presa di coscienza ancora più ampia:
la FB non è una malattia che va subita passivamente, ma si rende fondamentale riconoscere a se stessi il potere di mettere in atto le scelte che più ci possono aiutare ad avere una vita piena, appagante e gratificante anche dopo una diagnosi di fibromialgia.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi saperne di più, non esitare a contattarmi per prendere appuntamento ed approfondire l’argomento in modo personalizzato.
BIOGRAFIA
Per la stesura di questo articolo ho preso spunto dalla rivista
“PNEI NEWS – N. 2 MARZO- APRILE 2023”.
Ringrazio in particolare Ilaria Demori, Bruno Burlando, Marco Chiera, dai cui articoli ho tratto alcune preziose informazioni.
Le considerazioni finali sono il frutto dei miei anni di studio e di lavoro con il dolore persistente, per cui ringrazio i miei maestri Massimo Zocchi, Fabio Sinibaldi, Sara Achilli, Giuliano Mari.

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